
Perché scegliere di fare un cammino in Italia?
L’Italia, forse a volte ce ne dimentichiamo, è il bel paese non per niente.
Scegliere di fare un cammino in Italia non vuole dire solo essere a contatto con la natura perché il tuo obiettivo è di fare da A a B su sentieri di montagna ma è anche essere in stretto contatto con la nostra storia e con la nostra cultura.
Il cammino degli Dei, una suola solo andata, nel mio caso, per Firenze, parte da Bologna per poi scavallare l’appennino e approdare in Toscana.
Partite da soli? Nessun problema, vi assicuro che per la gran parte del vostro tempo… non lo sarete mai! Intraprendere un cammino vuole dire che oltre a te ci saranno almeno altre 30 persone che lo stanno facendo in quel preciso istante.
Prima regola per chi decide di fare un cammino? Zaino leggero, anzi leggerissimo.
Per chi non lo sapesse un buon zaino da camminatore ha davvero il minimo indispensabile con un peso ottimale di 7-8 kg. Cosa ci serve da un punto di vista tecnico?
Premetto: io mi dissocio da chi dice che in montagna si cammina sempre coi pantaloni lunghi – non gli do torto, badate bene, ma personalmente non ne sono amante e anzi mi sento sempre piuttosto “costretta” per cui quando cammino sento il bisogno di sentirmi libera nei movimenti.
Detto ciò: 3 pantaloncini (nel mio caso corti) o 3 pantaloni lunghi
3 magliette tecniche
1 maglione più pesante (cammini pur sempre in montagna)
1 Giacca a vento/K-way
3 Calzettoni da Montagna Tecnici – non prendeteli comuni ma tecnici, il piede ha bisogno di essere coccolato anche nella camminata (potreste portarne uno per tutti i giorni ma salvo meteo sfavorevole, da guardare, li riutilizzerete)
Bastoni da trekking , utilissimi (non sottovalutate la loro importanza)
1 torcia frontale – può succedere di arrivare più tardi del previsto
Infradito – essenziali per riposare i piedi
consiglio anche un kit sopravvivenza: crema per dolori muscolari, oki, garza o benda elastica, cerotti per vesciche e un coltellino multi uso.
Sacca d’acqua da 2 lt da inserire all’interno dello zaino
Scarponcini da montagna o scarpe da Trekking, mi raccomando: IMPERMEABILI perché è possibile che ci sia fango o più semplicemente che possa piovere ma soprattutto RODATE – è inutile che prendete delle scarpe nuove per incominciare un cammino, più sono vissute e il tuo piede è abituato a portarle e più farete un favore a voi stessi.
Non avete bisogno di altro se non di una guida, anche se la segnaletica è ottima.
Il cammino degli Dei non è un cammino lungo, tuttavia… è un cammino di montagna, all’inizio potrà non sembrare così ma già per arrivare su Monte Adone (prima tappa) si comincerà ad avere un’idea di quello che ci aspetterà i giorni successivi.
Intanto è bene decidere come volete suddividere i vostri 130 km – io ho fatto il cammino in 4 tappe ma solo perché non ho trovato alternative da dormire per cui il mio consiglio è, se avete tempo, di suddividerlo in 5 tappe. Non vi scriverò di tappe dettagliate su dove dovete girare a destra o a sinistra, non ne avete bisogno, ripeto la via ha un’ottima segnaletica.
Qui troverete osservazioni di viaggio.
1 – PIAZZA MAGGIORE BOLOGNA – MONTE ADONE – BADOLO
26 km

Si parte da Piazza Maggiore, lasciandosi alle spalle San Petronio e incanalandosi in via d’Azeglio, percorrendo questa strada, se non siete di Bologna, potete ammirare la casa di Lucio Dalla.
Per noi che siamo abituati ad averla a portata di mano tendiamo a sottovalutarla ma per chi comincia il cammino e non lo sa, è proprio lì, a portata di occhi.

Si continua verso via Saragozza, passando per l’arco del Meloncello, attraversando il portico più lungo del mondo: quello che porta al Santuario della beata Vergine di San Luca che con i suoi 3,796 km e i suoi 666 archi, si aggiudica questo primato. Non abbiate fretta, la scalinata è comunque impegnativa ma necessaria, un buon riscaldamento, anzi un ottimo riscaldamento. Per gran parte della salita, sì hai l’adrenalina della partenza, ma ti starai già chiedendo: Perché non faccio come tutte le persone e non me ne vado al mare? Ma poi… arrivi e vi assicuro che San Luca sarà la vostra prima grande soddisfazione!
Entrate nel santuario, ammiratelo, riposate 15 minuti e poi… cercate un fedele all’interno che vi venda le credenziali, 3 euro, io le ho prese a San Luca ma è possibile acquistarle anche a S.Petronio se preferite avere lì il primo Timbro Ufficiale.
Cosa sono le credenziali? Il vostro passaporto. Le credenziali altro non sono che un libricino in cui è possibile apporre dei timbri – ogni struttura è più o meno convenzionata con il cammino per cui farsi apporre un timbro, oltre a una piccola pacca sulla spalla per la riuscita di quella tappa, è una testimonianza di essere arrivati in quel posto. L’ultimo timbro è proprio quello di Palazzo Vecchio: se ne otterrete almeno 5 (se l’avete percorsa a piedi) o 3 (se l’avete percorsa in mtb) potrete ritirare il gadget ufficiale all’arrivo.

Una volta che lo avete ottenuto, uscite, riempite le vostre borracce se vi può servire e incamminatevi verso Monte Adone.
Da S.Luca preparatevi a una discesa piuttosto ripida e sappiate che anche lì vi chiederete: Ma perché si sale, per poi scendere, per poi dover risalire? Guardate… io ancora non ho ben chiara la risposta ma è così! Accettare è il primo passo per riuscire.
Arriviamo a Casalecchio di Reno, attraversiamo Parco della Chiusa e qui incrociamo anche un altro sentiero: La via della Lana e della Sete, attenti, quella arriva a Prato.
Arrivati a Badolo consiglio di andare nella prima tappa su Monte Adone perché il giorno dopo dovreste allungarvi per niente il cammino.

Qui non ho trovato soluzioni di dormita, i posti ci sono ma io non ho organizzato per tempo questa tappa per cui ho trovato tutto PRENOTATO.
Sono dovuta arrivare fino a Monzuno, 10 km più avanti, e vi assicuro che dopo averne già camminati 21 si fanno sentire tutti ma… non avevo altre soluzioni. Dovevo arrivarci per cui se volevo un letto dovevo rimboccarmi le maniche e proseguire.
I pro è che sono arrivata orario Aperitivo e Tramonto per cui nella prima piazzetta utile con vista panoramica: mi sono fermata, ho bevuta una birra, ho cercato il mio ostello, ho cenato e signori miei… ho fatto una signora cena: tortellini con la panna e felice me ne sono andata a letto.

TAPPA 2: BADOLO – MONZUNO – MADONNA DEI FORNELLI
21 km
Per voi, la mia tappa di partenza, equivale alla sosta per la merenda.
Vi aspetta un tratto praticamente tutto asfalto fino a Monzuno per poi lasciare il paese e addentrarvi in un bosco, uno dei posti più suggestivi del cammino a mio avviso, per poi arrivare su strada ghiaiata fino a Madonna dei fornelli.

Questa tappa, tolta la salita asfaltata iniziale non ha davvero nessuna difficoltà tecnica, anzi… apprezzerete i paesaggi che, una volta usciti dal bosco, vi faranno da sfondo: avrete le pale eoliche sopra la testa. Questo tratto mi ha molto ricordato anche una tappa che avevo fatto lungo il sentiero primitivo di Santiago.

Arrivati a Madonna dei fornelli, siete fortunati perché ci sono diverse strutture – io ho alloggiato all’Albergo Poli, di fianco c’è un alimentare e di fronte una birreria in cui troverete tutti i pellegrini come voi, una chiesa e una fontana per riempire le vostre borracce per il giorno dopo.

TAPPA 3: MADONNA DEI FORNELLI – PASSO DELLA FUTA – MONTE FO
15 km
Indubbiamente la tappa che porto nel cuore anche se è tra le più impegnative: si supera il versante Emiliano degli Appennini per giungere in Toscana. In questa tappa è possibile incontrare molti tratti della Flaminia Militare e arrivati alla futa: il cimitero Germanico.

Premetto che anche qui non ho trovato da dormire per cui la mia tappa equivale alla vostra tappa 3 + tappa 4.
Sapendo di dover affrontare 40 km, diversamente da chi si ferma a Monte Fo, 17 km, mi sono alzata prestissimo: alle 5 per cominciare a camminare alle 5.30 – so che è molto presto ma quando davanti si ha una tappa tanto lunga… pensi a tutto: pensi che avrai bisogno di tempo per riposarti, pensi che non è detto che tu riesca ad arrivare alla fine e quindi devi tenerti aperta la possibilità di arrivare in un punto in cui ti possono recuperare.

Quel giorno ho avuto la fortuna di vedere l’alba più bella di tutta la mia vita.
Non sto scherzando.
Non so se vi è mai capitato di avere il privilegio di cominciare a camminare, salire e essere circondati da un cielo rosa e dalle nuvole che stanno lasciando le montagne.
Ho sempre voluto trovarmi dentro a una nuvola ed eccomi accontentata.
Leggevo, e alla fine confermo, che godere di alba e tramonto lungo un cammino è una delle più grandi ricompense e io mi sono sentita come se madre natura mi stesse facendo un regalo.

Arrivati nel bosco, dopo pochi km si scavalla in Toscana, ed è possibile, attraversando un cancellino ben segnalato, fare una deviazione archeologica per seguire una strada romana, tratto molto breve che ti dirige verso un cancellino di uscita, da chiudere, e che ti fa ritrovare direttamente sulla giusta via per continuare il tuo cammino.

Molto panoramico è l’arrivo in collinare sulla radura del capannone, qui è possibile sostare qualche minuto e godersi la vista.
Continuiamo per poi addentrarci a piana degli ossi, dove vi è una fornace usata per la cottura della calce. Da qui a passo della futa non siamo lontani.

In tutta onestà questa tappa non l’ho trovata particolarmente difficile, sicuramente impegnativa ma non da appendere le scarpette al chiodo, se non fosse che per me non era finita qui, semmai l’ho trovata ricca di storia e cose da vedere.
TAPPA 4: MONTE FO – SAN PIERO A SIEVE
23 km
Questa tappa è un inno alla natura.
Lasciate Monte Fo per immettervi sul sentiero che porta a Monte Gazzaro, per la cima c’è una salita impegnativa e non obbligatoria, valutate o meno voi se farla in base alla vostra stanchezza e al meteo: se c’è fango, evitate! E’ possibile prendere la deviazione che porta direttamente a Passo dell’Osteria Bruciata: vi accorgerete che siete arrivati perché il passo è inciso su una pietra triangolare e accanto, cosa molto bella dei cammini, c’è una cassetta con scritto: prendi quello che ti serve, lascia quello che vuoi. Tra i pellegrini la solidarietà è sempre al primo posto.

In questa zona siamo vicini al Mugello.
Da qui in poi per arrivare a S.Piero è un continuo scendere.
Molti di voi penseranno: evviva si scende! Per chi va in Montagna sa che la salita è faticosa ma la discesa è spezza ginocchia per cui non sottovalutatela – il dislivello in alcuni tratti è notevole.
Io non vedevo l’ora di finirla.
Nella discesa troverete anche un rudere in pietra molto suggestivo: qui mi sono fermata una mezz’oretta per fare uno spuntino e riposare i piedi.

Alla fine della discesa si arriva su un sentiero ghiaiato e si percepisce di essere in Toscana – i paesaggi sono già molto diversi da quelli Bolognesi.
Qui ho alloggiato presso il B&b vacanze in Mugello e ho approfittato anche della cena in casa preparata dai proprietari del B&B.
È stata un’ottima scelta: mangiato tipico ma soprattutto la simpatia e le chiacchiere con Andrea mi hanno motivato ancora di più per l’arrivo del giorno dopo a Firenze.

TAPPA 5: SAN PIERO A SIEVE – FIRENZE
35 km (Se vi sembrano tanti potete dividere la tappa e fermarvi a Vetta Le Croci e fare 18km e Vetta Le Croci/Firenze 17km)
Ero molto stanca ma la dormita mi ha completamente rigenerato, la colazione della padrona di casa, Chiara, ha sicuramente aiutato e ormai nella mia testa c’era solo un obiettivo: oggi devo arrivare a Firenze.
Lascio il centro storico di San Piero a Sieve, si sale, fino ad arrivare alla Fortezza Medicea di San Martino. La fortificazione occupa un intero colle… da lì si prosegue per il castello di Trebbio.
Giunta nella località, ci lasciamo il castello alle spalle, la chiesetta del borgo e degli abbeveratoi.

La strada da un punto di vista panoramico è bellissima: discesa su sentiero sassoso, con al fianco ulivi che ci accompagnano fino ad arrivare su un attraversamento statale della località di Tagliaferro, ci addentriamo nel borgo, superiamo un cancello verde e arriviamo in un sentiero che ci fa nuovamente salire.
Il sentiero è fresco, è fitto di querce. Arrivo in località Buonsolazzo e prendo per Monte Senario (siamo alla penultima salita – e lo ammetto – ho esclamato: Grazie al cielo! Basta salire!)
Dal monte c’è una bellissimo santuario che va per forza circondato per cui vale la pena sostare qualche minuto qui se si vuole riposare – purtroppo non si può visionare perché lo stanno ristrutturando e non è possibile usufruire del Bar ma c’è una fontana per riempire le borracce.
Da qui poi si riprende la strada sterrata che costeggia il Convento, si scende lungo il viale alberato, usciti dal Monastero l’obiettivo è Vetta Le Croci, una distesa meravigliosa collinare vi farà da sfondo: la felicità l’avete davanti.

Da Vetta Le Croci si arriva a Poggio Pratone, l’ultima salita di cui vi parlavo, arrivati lo capirete perchè c’è una installazione in pietra e un grande albero.
E’ fatta, si scende, e comincerete già a sentire odore di birretta a Fiesole rigenerativa e panzanella.

Gli ultimi km sono tutti in discesa ma… nulla, su quella stradina sai che ci sei.
Ce l’hai fatta manca poco: Fiesole è vicina e da Fiesole solo 6 km ci separano da Firenze.
L’arrivo a Fiesole, già quello è emozionante, ma l’arrivo a piazza della signoria ancora di più.

Dopo 4-5 giorni, con suole che saranno diventate inesistenti, la stanchezza addosso, ma la felicità di esserci riusciti: arrivare a Firenze è un bellissimo traguardo.
Consiglio di fidarvi sempre il giusto da chi vi dice: è facile, è difficile perché un cammino è soggettivo. Io per esempio difronte a quelli che mi dicono: si ma tra la salita e la discesa preferisco la discesa… sorrido perché io preferisco diecimila volte di più la salita.
Sì fatico ma la discesa mi spezza in due le gambe.
La verità è che nessuno vi corre dietro, il cammino non è una sfida a chi arriva primo, semmai la sfida, se qualcuno ce l’ha, è personale.
Trovate il vostro passo, partite all’ora che vi è più comoda, scegliete i vostri compagni di viaggio se li volete, altrimenti proseguite soli.
Fate tutto come se vi steste facendo un regalo perché il cammino vi saprà ricompensare:
Dei molti modi in cui si può visitare con la necessaria lentezza e consapevolezza un territorio, forse quello dei cammini, dei lunghi viaggi a piedi in tappe, al ritmo del proprio passo e delle proprie forze, è il più coerente con lo spirito di responsabilità, di rispetto e conoscenza.
Un abbraccio
Clere