Alla scoperta del Profondo Nord: Tre giorni alle Svalbard

mappa delle Svalbard

Prima di fare questo viaggio, se mi aveste chiesto qualche anno fa dove fossero le Svalbard non avrei saputo rispondervi… come non avrei mai pensato di fare un viaggio tanto lungo alla scoperta della Norvegia!

Poi le cose cambiano, conosci persone che ti parlano di quei luoghi con passione e in parte il tuo spirito abbraccia perfettamente quella filosofia fredda e selvaggia che tuttavia non contraddistingue il carattere dei norvegesi che sono persone solari, ospitali e davvero simpatiche!

Il mio viaggio alle Svalbard in realtà è iniziato 9 giorni fa, con le seguenti tappe: Bergen, Lofoten, Hurtigruten ovvero il postale che mi ha permesso di raggiungere Capo Nord e Kirkenes per poi approdare qui: a Longyearbyen.

Uscita dell’aeroporto di Longyearbyen

Di tutto il viaggio vi parlerò, ve lo prometto, ma oggi dedico il mio tempo proprio a quest’ultimo posto!

Premetto che non pensavo che le Svalbard fossero una meta tanto desiderata e invece, rispetto alle Lofoten, molto più a Sud se ci pensate, in cui ho dovuto prendere un aereo con 40 posti a sedere e con le eliche, si è rivelato un vero e proprio volo di linea a 6 posti e di grandi dimensioni, quasi tutto pieno.

Arrivata ero molto indecisa se prendere o meno la macchina: 3 giorni 330 euro… La cifra era effettivamente importante e prima di prendere decisioni ho preferito chiamare l’Info Tourist del posto per comprendere meglio le dinamiche di come muoversi e cosa vedere (Svalbard Turistinformasjon: +47 79 02 55 50 – aperti tutti i giorni dalle 10 – 16) e devo dire che è stata una saggia decisione.

Decido di non prendere la macchina e di usare quei soldi risparmiati in esperienze con guide locali, anche vista la difficoltà degli spostamenti.

Avere la macchina non è poi un gran vantaggio! Spostarsi fuori dalla città per fare escursioni in autonomia comporta avere con sé un fucile, noleggiabile in appositi negozi, ma necessita anche di essere provvisti di licenza di caccia (che non ho) e che tutto sommato non voglio avere (non credo sarei mai in grado di sparare a nessuno, figuriamoci a un orso polare).

Decido quindi di indirizzare i miei 3 giorni alla scoperta di questa terra meravigliosa e già la prima sera faccio un tour con un ragazzo del posto che mi dice che oltre alla guida il suo primo vero lavoro è quello di scaricare delle navi che trasportano massi di pietra necessari a bloccare la neve delle montagne in caso di valanga, come da noi quelle costruite nel mare per bloccare l’alta marea e lo sbattere delle onde in caso di intemperie sulle case troppo vicine alla riva.

Voleva farmi vedere l’aurora, ma purtroppo era davvero impensabile! Quella sera c’è stata la prima vera bufera di neve della stagione e nonostante il tempo non favorevole ha deciso comunque di portarmi in giro nei vari posti limitrofi alla città e raccontarmi la storia del posto: mi ha portato vicino alla miniera nr.6 e mi ha raccontato che un tempo il primo vero impiego per gli abitanti del posto era quello di lavorare in miniera: nell’isola se ne contano 7 di cui solo 1 attiva e una seconda che non è conteggiata in queste 7 ma è su un’altra isola delle Svalbard (quindi non a Longyearbyen).

Sette miniere

Questa storia delle miniere è davvero affascinante.

Oggi gran parte delle persone lavorano nel turismo e se prima della pandemia era difficile trovare personale perché gli abitanti andavano via oggi invece il mercato è saturo anche per loro!

Nel rientrare a casa mi ha poi portato a vedere le Renne delle Svalbard e sappiate che la sera è tranquillamente possibile vederle in città perché non hanno paura della presenza dell’uomo e sono assolutamente amichevoli! Anche se le ho viste da lontano, per me è stata davvero una grandissima emozione.

Vado a letto con la consapevolezza di amare già molto questo posto.

Il giorno dopo prenoto altre 2 visite guidate: La guida alla miniera nr. 3 e la visita e degustazione di Birra al Bryggeri Svalbard, la birreria più a Nord del mondo.

C’è bisogno della macchina nonostante questi posti siano un po’ fuori? Assolutamente no, le escursioni prevedono che ti vengano a prendere e che ti rilascino nel posto in cui alloggi, tranne che per la birreria, lì ho dovuto chiamare un taxi.

Visto che entrambe le escursioni erano nel pomeriggio decido di dedicarmi alla visita della piccola citta a piedi, mi assicuro di potere e mi viene detto che nel centro città è possibile muoversi in autonomia senza la necessità di fucile ma se volessi uscire dalla città ribadisco che sarebbe impossibile, o meglio a tuo rischio e pericolo non rispettare le disposizioni.  

Interessandomi un museo, il museo delle Svalbard, per l’appunto nel centro città, mi dirigo a piedi verso di esso e devo ammettere che lo scenario che mi aspetta uscita dall’albergo è tra i più belli ed unici che abbia mai visto: mai avrei pensato di arrivare fin qui nella mia vita e di sentirmi profondamente grata di questo.

Longyearbyen

Il museo delle Svalbard, scopro essere accanto all’università della città, ebbene c’è anche chi studia qui!

Una cosa che amo di questo posto è che in ogni ambiente ti viene chiesto di togliere le scarpe per non sporcare i locali, quindi puoi girare o scalzo o con delle “pattine” da loro fornite… ed è così in albergo ma anche nel museo, in biblioteca, nella chiesa, etc…

Cartelli: Togliere le Scarpe

Nel Museo Svalbard, aperto dalle 10-17 tutti i giorni, nr. tel: +47 79026490, 10 euro circa, è forse uno dei musei meglio fatti in cui sia stata, une bellissima struttura in legno in cui viene raccontata la storia della città dalla sua scoperta al suo sviluppo, con interessanti spunti sugli animali che abitano queste terre e aimè il modo in cui venivano un tempo cacciati… dico aimè perché quando si parla di caccia non è mai bello ma alla fine è pure vero che in un territorio come questo era un mestiere necessario alla sopravvivenza.

Ingresso Museo Svalbard

Passo anche vicino alla biblioteca, mi piacciono le biblioteche per cui me la segno in agenda per domani mattina, corro, anzi no cammino perché sennò si scivola, verso l’albergo che alle 13.00 mi prelevano per il tour in miniera nr.3! Al mio arrivo non sono sola: oltre a me ci sono anche altri ragazzi italiani, un ragazzo Danese e infine c’è Camilla, una guida locale, che ci spiega brevemente il tour che faremo. Ci fa poi entrare nell’ingresso e ci fa accomodare in una stanza in cui ci illustra una cartina di dove sono posizionate le 7 miniere della città, le regole che erano da rispettare per entrare e uscire dalla miniera, le tute che indossavano: un sotto tuta in lana – considerati i -5°C – e una vera e propria tuta sopra.

Ingresso Miniera nr.3

All’interno della miniera sono state anche ritrovate delle impronti fossili di un’animale risalente a 65 milioni di anni fa, non si sa se sia effettivamente convissuto coi dinosauri, ma essendo quello il periodo ci sono buone probabilità che sia così! Altri reperti sono stati trovati anche in Canada e Groenlandia dimostrando un possibile collegamento all’epoca fra queste terre.

Carbone e impronti fossili

Gli elmetti che in base colore caratterizzavano l’esperienza e il ruolo delle persone:

Verde: Apprendisti

Giallo: Dai 6 mesi in avanti di esperienza diventavi un “senior”

Rosso: Addetti alla sicurezza

Blu: Guest o Ospiti, visitatori esterni

Bianco: I capi e gli Ingegneri

Esempi di Caschetti

All’entrata veniva consegnata una targhetta con un numero associato a un minatore che doveva essere obbligatoriamente restituito all’uscita altrimenti c’era una punizione per il lavoratore che si dimenticava di questo.

Targhetta

Nella stanza degli elmetti erano presenti anche dei filtratori d’aria che utilizzavano a causa della polvere, ma l’aria respirata era calda – circa 60°C – per cui era come respirare all’interno di una sauna.

L’apparecchio permetteva anche di parlare ma la fuoriuscita del suono era di tipo metallico, come se oggi ci parlasse un Robot.

La visita è interessante perché c’è possibilità, oltre che di vedere una miniera (non è facile visitarne una), di poter indossare durante la visita anche gli indumenti che normalmente i lavoratori dovevano usare.

Tuta e Caschetto Minatore

All’interno la guida ci ha accompagnati nei vari “ambienti” che caratterizzavano la miniera, come l’officina, la postazione del fabbro, la postazione del custode e ci ha mostrato e spiegato i vari macchinari che venivano utilizzati e le relative attrezzature. C’è anche possibilità , in un’ambiente specifico, di strisciare all’interno della miniera dove veniva posizionata la dinamite.

Oggi all’interno di questa miniera sono conservati 2 grandi e importanti progetti: L’archivio mondiale per la protezione della memoria e la “banca dei semi”.

Il primo progetto prevede la scansione su un’apposita pellicola, composta da un polimero segreto, di alcuni dei documenti fra i più importanti della storia dell’umanità e in particolare i primi ad aver partecipato all’iniziativa sono stati: la Biblioteca Vaticana, la Cineteca di Bologna, l’Ente Spaziale Europeo, il Louvre con la Monna Lisa. C’è anche la ricetta dei Waffle! (e molto altro chiaramente).

ingresso dell’Artic World Archive per la protezione della memoria mondiale

Il secondo progetto è invece la protezione degli attuali semi presenti sulla terra a livello mondiale, che permette così la conservazione in caso di disastro nucleare, guerra o carestia, in modo che ci sia una riserva per ripartire.

Semi di tutto il mondo sono conservati sotto il permafrost in modo da potersi conservare perfettamente! Pensate che una nazione è già corsa ai ripari a causa della guerra: la Siria ha già recuperato i suoi depositi.

A proposito di questa riflessione sulla conservazione, essendo le Svalbard state scelte per questo progetto, si è notato che effettivamente in queste terre a causa del clima la possibilità di preservare è notevole come nel caso di Pyramiden: insediamento russo sull’isola.

Pyramiden – Insediamento Russo di Minatori

Spendo giusto 2 righe su questo posto, oggi visitabile tramite dei tour, perché nonostante sia stato abbandonato per tanti anni e attualmente ripreso per turismo, ha avuto un degrado molto basso per via del clima che ha preservato gli edifici dalla decadenza.

Pyramiden, nata nel periodo in cui le Svalbard erano ancora terra di nessuno – così è stato fino al 1920 – era un insediamento Russo di minatori. Era l’unico insediamento in cui gli europei potevano accedere senza Visto, perché di fatto non era in Russia e quindi veniva utilizzato come una dimostrazione della grandezza di questi ultimi, tant’è che vi era una piscina con acqua di mare, una scuola, un ospedale, etc…

La sua scomparsa è dovuta a un incidente: un aereo che schiantandosi sulla montagna portò alla morte di 130 persone, principalmente minatori Russi che rappresentavano la maggior parte della forza lavoro in miniera.

Ritornando all’ escursione, la visita dura 3 ore abbondanti e all’interno della miniera è possibile anche, se lo si trova, prendere come souvenir dei pezzi di carbone.

Carbone trovato nella miniera 3

L’esperienza vale davvero la pena di esser fatta ed è unica nel suo genere.

Rientrata in albergo verso el 16.30, mi riposo un po’ e alle 18:00 riprendono le mie escursioni, anche qui non sola: eccomi al Svalbard Bryggeri, ovvero nella birreria che nel 2015 ha conquistato il primato del birrificio più a Nord del mondo.

La birreria nasce da un eclettico personaggio che attualmente è un pilota degli aerei di linea e vive proprio a Longyearbyen nonostante sia originario delle Lofoten.

Per aprirla ha dovuto lottare col governo norvegese per far cambiare una legge che vietava la produzione di Alcool alle Svalbard.

Piccola curiosità: i residenti hanno una tessera per tenere sotto controllo l’acquisto solo di Birre e Super Alcolici, ma non di vino e questo perché un tempo era necessario monitorare le persone delle miniere che normalmente bevevano questi tipi di prodotti mentre il vino era una bevanda per i benestanti.

Oggi la tessera è rimasta, più che altro come tradizione e memoria del passato, ma tuttavia ancora vige lo stesso regolamento: l’acquisto di massimo 24 birre nel mese.

Oggi il birrificio presenta 9 tipi di birre ed è possibile fare il Beer Tasting, in cui se ne assaggiano 5.

Svalbard Bryggeri – Beer Tasting

La ragazza che ci ha illustrato le birre è davvero molto competente e prendendoci in simpatia ci ha anche portato all’interno del laboratorio, per vedere come vengono prodotte! Inoltre uno dei ragazzi presenti alla degustazione era tedesco ed era effettivamente un produttore di birra, per cui è stato molto interessante il confronto e forse è nata anche l’opportunità di un lavoro per lui! Io ho provato a propormi come apprendista assaggiatrice! Dite che possa esserci speranza anche per me?

Vi lascio le foto illustrative del processo.

Processo produttivo della Birra

Il malto di scarto oggi viene usato per riscaldare il locale e il restante venduto per produrre pellet.

Anche il secondo giorno giunge al termine: vado a letto consapevole che nonostante le difficoltà legate al clima, è possibile vivere alle Svalbard e perché no… esserne anche felici!

Il terzo giorno, dopo una buona colazione, decido di dedicarmi ad altri giri ed in particolare mi dirigo verso la Biblioteca della città: ieri il giro in miniera mi ha lasciato troppa curiosità in merito, così ho trovato un libro che racconta anche altre cose su questi luoghi. In primis ho scoperto che la miniera nr. 1 era stata aperta nel 1906 da John Munro Longyear, da cui tra l’altro prende il nome la città, e che terminò la sua esistenza nel 1920 a causa di un incendio che non si poté spegnere e che quindi continuò a bruciare fino ad auto-estinguersi ben 19 anni dopo. Gli abitanti capirono che l’incendio si era estinto perché a un certo punto smise di uscire fumo dalla montagna.

foto di repertorio del fumo fuoriuscente dalla miniera nr.1

La miniera nr. 3 oggi è chiusa. Nonostante ci fossero stati alcuni incidenti, non sono stati questi la causa di cessazione: semplicemente è stato prelevato tutto il carbone possibile.

Ad oggi è in attività solo la miniera nr. 7, che avrà vita fino al 2028 e dopo smetterà per una questione, mi sembra di aver intuito, di tipo principalmente economico.

Dopo qualche ora in biblioteca rientro in Hotel e mi preparo a una visita al Green Dog, un allevamento di cani da slitta con cui fare un giro e sperare di vedere l’aurora.

Ho due cani, quindi mi sono un po’ ricreduta sull’esperienza, anche se penso che sia principalmente una questione di cultura! Mentre per noi il cane è un’animale principalmente di compagnia, lì molto probabilmente non è così, ma vedere i cani incatenati con la loro cuccia mi ha fatto sentire come se fosse un’esperienza – passatemi il termine – “non giusta”, seppur bellissima ed in fondo credo per loro anche divertente… perché effettivamente erano davvero felici di fare quello che stavano facendo. In ogni caso, se avessi potuto… me li sarei portata via tutti!

L’allevamento non è intensivo e penso che davvero i gestori ci tengano molto agli animali, vivono con loro sacrificando anche le proprie abitudini (addirittura lì non arriva acqua corrente) ed a fine giro siamo rimasti, abbiamo abbiamo coccolato i cani, ci hanno fatto vedere i cuccioli e nessuno di loro era aggressivo, abbiamo dato loro da mangiare… però a tutti gli effetti sono pur sempre animali in catena.

Cucciolo da Slitta

Durante il giro in slitta (che ho provato anche a guidare con le stesse logiche della bicicletta e vi assicuro che è più difficile del previsto nelle curve, ma è stato divertente) sono riuscita a vedere anche l’aurora boreale, un cielo limpido e le stelle…è stato incredibile.

Con me c’era anche una coppia Norvegese del sud e al termine del giro, davanti a una cioccolata calda ed un waffle, mi hanno raccontato che dove vivono loro ci sono 10°C in questo periodo e d’estate arrivano a mala pena a 20°C, con pochissima differenza tra una stagione e un’altra… tant’è che la signora a 15°C fa anche il bagno (cosa che da noi potrebbe fare fino a novembre, se andasse nel sud Italia) e inoltre mi spiegavano che il bere e il mangiare sono cari perché c’è una forte tassazione.

Anche questa giornata arriva al termine… crollo a letto!

Oggi 05/11/2021, ultimo giorno, mi concedo un’omelette con formaggio e prosciutto e mi incammino a piedi verso la Chiesa. Nel camminare faccio nuovamente l’incontro più incredibile della mia vita, solo che questa volta è davvero vis a vis: una renna delle Svalbard è lì, proprio davanti a me, che sta cercando del cibo tra la neve.

Renna delle Svalbard

Sto un po’ in sua compagnia, mi faccio piccola, sto in silenzio e la osservo: non ha minimamente paura di me anzi… conviviamo.

Guardo l’orario, devo incamminarmi, ciao Renna! Entro nella Chiesa, mi tolgo le scarpe e osservo una curiosità che avevo notato anche nella Chiesa di Tromso: vicino al lampadario c’è una nave appesa.

Interno della chiesa con Nave appesa

All’ingresso della Chiesa si può prendere un tè caldo o del caffè! Hanno un bellissimo concetto di accoglienza i norvegesi!

Una ragazza mi saluta, è italiana! Vedo che sta parlando con una persona del posto. La rincontro giù, mi dice che è una fotografa, è italiana ma vive a Barcellona e col marito sta facendo un documentario sull’importanza di una Comunità in un posto tanto remoto come quello di Longyearbyen. Mi spiega che il Pastore è quella signora con cui parlava, è una donna! Interessante!

Mi piacerebbe saperne di più su questo argomento, per cui spero prima o poi che mandino in onda il suo documentario.

Vicino alla Chiesa è possibile vedere l’ingresso della miniera nr.1!

Chiesa delle Svalbard con Dietro miniera nr.1

Spendo un po’ di tempo anche lì e poi mi dirigo nuovamente in albergo, recupero i bagagli e via, corro in aeroporto!

Forse adesso che sono in volo e sto scrivendo questo articolo, mi sto rendendo veramente conto di quello che ho vissuto, di cosa ho provato e della meraviglia che ho visto!

Il profondo Nord mi ha rubato il cuore quasi da farmi pentire di stare andando verso l’Islanda… come se avessi ancora molto da sapere su quei posti incredibili. Si è accesa in me la voglia di rivedere queste terre.

Forse non è un addio dunque, ma solo un arrivederci.

Se siete arrivati fin qui, cosa che mi auguro perché vuole dire che anche voi avete in parte vissuto con passione, leggendomi, quello che ho vissuto io… ve lo devo chiedere: cosa aspettate ad andare alle Svalbard?

Con affetto

Clere

6 pensieri riguardo “Alla scoperta del Profondo Nord: Tre giorni alle Svalbard

  1. Ho letto con molto piacere il tuo resoconto di viaggio alle Svalbard un viaggio che voglio fare da tempo , ho trovato ben scritta ed interessante la tua descrizione. Grazie per le informazioni e per aver condiviso la tua esperienza di viaggio. Buona continuazione 👏🏻👍🏻

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